La mia filosofia..


"Ci vuole un minuto per notare una persona speciale, un'ora per apprezzarla, un giorno per volerle bene, una parola per ferirla, ma poi tutta una vita per dimenticarla!"

venerdì 25 marzo 2011

RIBELLI PER CASO

Salve, premetto che tale post è rivolto principalmente ai miei compagni di corso, poichè tratta di uno degli argomenti chiave della medicina: il rapporto medico-paziente. Lo so mi state infamando in questo momento perchè già la Lippi ci ha "martellato" su questo punto, e per molti le considerazioni che farò sembreranno banali o ovvie, eppure ci sono anche quelli che pensano che sia facile instaurare un rapporto medico-paziente, o quelli che non lo considerano necessario. Io faccio servizio come volontaria sull'ambulanza da 4 anni e nel mio caso si instaura un rapporto breve tra me e la persona, questione al massimo di un'ora, ma basta che in quel frangente di tempo la persona si fidi di me e delle mie abilità in modo che si calmi, collabori e renda meno traumatico possibile il soccorso. Vengo a contatto ogni volta con situazioni diverse, persone diverse, che provano emozioni diverse; ovviamente la maggior parte delle persone ha paura, ma c'è anche chi è tranquillo e lucido, c'è quello agitato, quello folle, quello che si mette a piangere e si sfoga come se si stesse confessando in chiesa, e poi ci sono quelle persone (principalmente anziani) che hanno solo voglia di parlare con qualcuno. Vengo a contatto con persone più o meno simpatiche, ma ti cui devo ottenere in pochi minuti fiducia, se non ho la loro fiducia, non collaborano e se non collaborano le manovre diventano più difficoltose e il paziente soffre e si sente a disagio. Infatti, durante il corso di soccorritore in una delle lezioni base ti insegnano che  è molto importante l'approccio con il paziente e con i famigliari: ti insegnano ad approcciarti al paziente frontalmente e a rivolgersi a lui/ lei in modo cordiale e rispettoso allo stesso tempo.
Tuttavia ho capito realmente di cosa stesse parlando la professoressa Lippi nelle sue lezioni, quando sono stata io, sottoscritta, la paziente da curare. Infatti, qualche mese fa dovevo fare degli accertamenti per un nodulo al seno e vi giuro che non mi sono mai sentita spaventata come quando sono andata a fare quella maledetta ecografia. La dottoressa incaricata, mi dava degli ordini: spogliati, sdraiati, rilassati, e così via. Non ero per niente a mio agio e lei non faceva altro che peggiorare la situazione. Dopo aver fatto l' ecografia si è alzata ha scritto quello che aveva visto sul computer, mi ha dato altri ordini, e poi con tono quasi scocciato mi  ha detto l'esito dell'esame: "signorina, non è una ciste come le avevano detto, ma un adenofibroma, insomma un tumore, ma dall'aspetto benigno, non si preoccupi, torni fra sei mesi per vedere se cresce oppure no, grazie e arrivederci!" Due frasi di routine, un accenno di sorriso e mi ha  accompagnata gentilmente fuori. Mi ha liquidato così velocemente che non mi rendevo conto di cosa mi avesse appena detto, e quasi  mi sentivo in  colpa per averle fatto perdere del tempo. Io non voglio che le persone che soccorro o i futuri pazienti che avrò, si sentano un peso, una scocciatura, una routine, perchè non voglio che succeda mai più a me.

Tutta questa premessa personale, è servita per introdurre il film che vi presento oggi in questo post  un film che ho visto la settimana scorsa e che tratta in modo ironico l'argomento del rapporto medico-paziente . Il film, "RIBELLI PER CASO" di Vincenzo Terracciano (con Antonio Catania, Giovanni Esposito, Renato Scarpa, Tiberio Murgia) è uscito nelle sale cinematografiche  nel 2001 e si svolge nella stanza 104 di un pittoresco ospedale napoletano in cui convivono cinque uomini di mezza età. Adriano, un impiegato, viene ricoverato nel reparto di gastroenterologia di un ospedale napoletano, nella stanza con lui, la numero 104, ci sono altri pazienti: Ciro, fruttivendolo, Guido, professore, Armando, bancario, Vincenzo, venditore di vino. Quest'ultimo, che è in stato comatoso, è assistito dai due figli. Uniti dalla comune attesa di conoscere gli esiti delle analisi, i pazienti stringono amicizia. Così nella frustrazione dei pranzi poco gustosi e della mancanza di libertà, i cinque degenti decidono, di nascosto, di organizzare una cena con tutti gli alimenti che è loro vietato mangiare. La cena, fatta il sabato sera quando il personale è ridotto, diventa il momento della loro ribellione. Barricatisi in stanza, i pazienti si intrattengono a lungo a tavola, sordi a qualsiasi richiamo o minaccia che si stanno concretizzando dall'esterno. Interviene anche un commissario di Polizia che, esasperato, arriva a sfondare il muro della stanza accanto per raggiungerli. Un malore, non letale, di Ciro pone tuttavia fine alla grande abbuffata. A seguito di quest'esperienza Adriano trova la forza per farsi dire con chiarezza dal medico di avere un cancro, mentre Guido trova il coraggio per dichiararsi a Maria, l'infermiera più premurosa. Dopo la grande mangiata, Vincenzo, risvegliatosi proprio con l'odore del cibo, cade di nuovo nel suo stato comatoso. L'avventura nella stanza 104 si conclude con una danza liberatoria che coinvolge tutto il reparto e fa infine comparire un sorriso sull'arcigno volto del primario Sorvino.

Per stuzzicare la voglia di vedere questo film vi inserisco una delle scene più significative di questo film, anche se avrei voluto farvi vedere la scena finale,(che purtroppo non ho trovato), dove in poche battute si evidenzia l'importanza di un rapporto di dialogo che  si dovrebbe instaurare tra il paziente e il  medico curante, ma che spesso, come nel film, viene a mancare. Guardate il film e capirete:




1 commento:

  1. Per me le parole sul rapporto medico-paziente non sono mai abbastanza!:) Costretti come siamo a sgobbare sui libri in fretta e furia per dare tanti esami e possibilmente con voti non proprio schifosi rischiamo di perdere il contatto con la realtà,rischiamo di dimenticare lo scopo per cui abbiamo scelto questa facoltà,rischiamo di dimenticare il destinatario delle nostre cure,il nostro interlocutore.Comunque mi hai messo una grandissima curiosità per il film!;)
    ps.Quella dottoressa...abbattetela.-.-"

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